giovedì 5 aprile 2007

Contro le "WebQuest"


Era da tempo che volevo scrivere qualcosa sul tema WebQuest. Il metodo sembra aver ottenuto un successo notevole negli anni sopratutto tra gli insegnanti e  allora vediamo di chiarire cosa è una WebQuest: 

"Un Webquest, ha un fondamentale obiettivo, quello di rendere particolarmente efficace il tempo speso dagli allievi nella loro attività di navigazione in internet. La rete può infatti essere assai dispersiva quando non venga utilizzata avendo chiari gli scopi per i quali ci si rivolge alle informazioni in essa depositata." [Dodge, inventore delle Webquest]

“Una WebQuest è un'attività che porta gli studenti a compiere ricerche sul Web, con l'obiettivo di scoprire maggiori informazioni su un particolare argomento o tema ... Per aiutare gli studenti a impostare l'attività, vengono forniti uno scenario, la descrizione dei compiti e un insieme di risorse. Grazie a quest’attività, gli studenti acquisiranno le capacità di ricercare informazioni nella Rete, di selezionare quelle più pertinenti e di applicare ciò che apprendono al contesto più adatto...

"Gli insegnanti infatti definiscono scenario (contesto), compito, prodotto in cui raccogliere i risultati della ricerca, modo di procedere, risorse di rete da consultare, eventuali altri materiali di riferimento, ed esplicitano quali sono le conclusioni a cui sarà possibile arrivare e criteri di valutazione del WebQuest, insomma chiariscono e garantiscono allo stesso tempo il senso e il significato della ricerca..."

L'attività di progettazione di un webquest dev'essere preceduta da una ricognizione attenta delle risorse disponibili nella rete relativamente ad una data disciplina o ad un certo argomento; nonché da una organizzazione molto ordinata di queste risorse, distinguendo opportunamente tra quelle che verranno utilizzate come proposta ai discenti nel webquest da quelle che invece serviranno a far maturare al docente l'idea progettuale, che fungeranno da modello, ecc.

Agli studenti insomma si dà tutto: procedimento, selezione di links alle risorse. Il processo è estremamente analitico ed eterodiretto, che dovrebbe favorire il raggiungimento di competenze relative alla "Information Literacy", la capacità cioè di sapere:

-Quando è necessaria una certa informazione
-Dove e Come cercarla
-Come valutarla
-Come utilizzarla ed integrarla efficacemente nelle strutture concettuali

[Information Literacy Competency Standards for Higher Education, Association of College and Research Libraries, (USA)]

Bene, le Webquest sono tutto fuorchè proprio questo.

Sono una buona metodologia di ricerca che, come dice anche l'autore, può essere usata anche usando anche altre fonti non necessariamente prese dal Web. 
Ho sempre avuto l'impressione che piacessero moltissimo agli insegnanti proprio perchè rispecchiavano il paradigma tipico della scuola istruzionista: dovete fare così, con queste risorse, in questo modo.
Il problema allora è molto semplice: come è possibile che gli studenti acquisiscano competenze di Information Literacy se gli forniamo tutto su di un piatto di argento? Se gli impostiamo una ricerca su Web in un ambiente protetto in cui i link alle risorse sono scelti accuratamente ed i percorsi per la gran parte già preparati?
Quando usciranno da scuola e dovranno cercare una informazione per risolvere un problema contingente della loro vita quotidiana che faranno? Dove troveranno i "walled garden", le raccolte di link sapientemente raccolte da docenti educatori e premurosamente loro offerte?
Niente, nulla.
Quello che si troveranno di fronte sarà un bel rettangolino vuoto, questo: 
 


Internet è sua natura un ambiente de-strutturato in cui gerarchie e categorizzazioni non hanno senso (da qui il grande successo delle Folksonomie, vedi il mio post precedente) e l'iniziale successo di Yahoo (categorie) ben presto soppiantato dal modello Google (Parole chiave, o tag).
Gli diamo il pesce e non la canna da pesca, e gli insegnanti che costruiscono magari con fatica e sudore la WebQuest fanno un ottimo lavoro... ma che serve più a loro stessi che non ai loro alunni.
Il Web ormai si deve intendere come "flusso" più che come insieme di elementi statici e richiede competenze più legate alla costruzione di una rete sociale attraverso la quale filtrare le informazioni importanti che di volta in volta costituiscono il nostro "focus" (vedi anche il
recente post di Valdemarin).
Dovranno imparare a scegliere le persone della loro rete personale, sviluppare uno spirito critico nell'individuare quelle fonti RSS che sono più adeguate e aggregarle in pattern significativi.
George Siemens, nel suo
"Knowing Knowledge" (di cui ho contribuito a revisionare con piacere alcuni capitoli), parla appunto di connettivismo in questo senso.

Meno WebQuest, più educazione ai social networks, grazie.



6 commenti:

  1. Vorrei difendere un poco i Webquest, che mi sembrano un utile strumento, ma non per avviare i

    ragazzi a migliorare le loro capacità di ricerca in Internet.
    Forse perchè non ho letto con sufficiente attenzione ciò che scrive Mister Dodge, ma forse

    perchè gli strumenti della didattica non sempre sono utilizzati secondo le direttive del loro

    inventore, ma vengono adattati dagli insegnanti nelle loro applicazione.
    Nella mia, forse errata interpetrazione, i Webquest sono un'esposizione sintetica di un

    progetto.
    La famigerata "programmazione" che imperversa nelle nostre scuole credo sia l'evoluzione

    dell'insegnamento per la padronanza, il mastery learning, elaborato in modo abbastanza

    pragmatico da un americano per controllare lo svolgimento degli argomenti.
    Solo che con il passare degli anni, e immerso nella attitudine letterarie dei docenti, lo schema

    originario si è andato trasformando in pagine e pagine di ottime parole e termini tecnici dietro

    i quali spesso è difficile scorgere un piano operativo efficiente.
    Il Webquest mi sembra riporti il progetto di una attività ad una forma più semplice ed

    immediata.
    La presentazione di un argomento, la descrizione di una procedura esplicita che gli alunni

    devono seguire per conseguire un obiettivo con la chiara esposizione dei criteri di valutazione

    che verranno applicati.Tutto sommato il fatto che le risorse consigliate si trovino su Internet non è proprio essenziale. Anche se di fatto l'indicazione di siti specifici preventivamente selezionati facilita la ricerca da un lato, ma nello stesso tempo permette di utilizzare materiali aperti sul web con i quali i ragazzi potrebbero ampliare le loro informazioni.
    Più che altro io vedo il Webquest come un regolatore di un lavoro di gruppo(la cui organizzazione è in genere implita) piuttosto che come uno strumento per apprendere a ricercare risorse su Internet, a questo scopo mi sembrano più adatti altri metodi come il Metodo Sewcom.
    Sono troppo fuori strada?
    Natalia Visalli

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  2. condivido pienamente la questione concettuale che poni dell'"apertura" nell'accesso alle risorse, dei percorsi personali che devono essere seguiti e tutto quanto altro concettualizzi nella filosofia del web2. La questione delle webquest si pone,a mio avviso, su un piano ben diverso ed anche se apparentemente confligge concettualmente con il primo, così non è. La webquest non è una filosofia ma una strategia didattica, una modalità operativa di affrontare uno o più problemi di didattica. Amplio la questione nel mio blog http://oltreelearning.blogspot.com

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  3. Commenti interessanti, forse troppo per lasciarli qui in Reply. Apro un post.

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  4. Well, if I understand you correctly, you're objecting to WebQuests because they take too much of the responsibility of finding good resources away from the student. I have two responses to that:

    1) I would never recommend that all use of the web be in the form of WebQuests. There is plenty of room for lessons in which information literacy is the focus. WebQuests are for those times when you want to focus on history or astronomy or literature, not information literacy, and that's perhaps 80% of the time. Time is scarce everywhere and teachers need to use it well, so the "walled garden" of a WebQuest keeps everyone on task. The times for exploration and developing good search strategies are separate from this.

    2) WebQuests change as learners develop more skills. A WebQuest for a younger or less able student should be highly structured with all links provided. As students move in to secondary school or university, you can loosen up considerably and just give them a starting set of resources knowing that they can find additional ones on their own. I assume that they will develop those information literacy skills in other experiences separate from WebQuests.

    I hope that clarifies my stand on WebQuests and that I've persuaded you to be a little less against them.

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