
E' evidente che questa concezione di PLE deriva dritta dai film di fantascienza di serie B e sprigiona un certo fascino, ma direi fortunatamente possiamo scordarcela per almeno i prossimi vent'anni.
Quello che vedo emergere piuttosto è un'idea di PLE come software che integra flussi informativi e ne permette una selezione in base a keywords e, in un futuro prossimo, anche di una scansione automatica dei testi ad opera di algoritmi evoluti come la Latent Semantic Analysis o di qualche applicazione del Semantic Web.
Ma il punto di maggior valore sarà sempre quello legato alla rete sociale: la conoscenza codificata in testi è importante, ma più importanti ancora sono le persone che li hanno prodotti. Io voglio rimanere connesso ad un flusso dinamico e dialogico di persone che permetta dei feedback e risponda con sollecitudine sia alle mie richieste di aiuto che alle mie sollecitazioni.
L'agente intelligente Bogart dialoga con me, ma è come parlassi con me stesso. In realtà si è auto-modellato in base ai miei comportamenti, scelte, ideologie. Ricordo molti anni fa il successo di un programma, Eliza, del 1966, creato da uno dei guru dell'AI, che simulava così bene uno psicanalista on-line da diventare in breve tempo per gli studenti del campus una alternativa molto più economica, ma non certo efficace quanto uno psicanalista in carne ed ossa.
Noi esseri umani abbiamo bisogno di relazioni.
Il PLE deve favorirle e stimolarne la crescita, ma le relazioni dovrebbero essere selezionate non solo tra persone che la pensano come me, ma anche e sopratutto tra persone con un qualche grado evidente di difformità: sono le "differenze che producono una differenza” come acutamente notava Bateson. Non apprendo molto da chi la pensa esattamente come la penso io, apprendo di più da un confronto con chi ha opinioni differenti dalle mie: magari non cambio idea, ma mi costringe a pensare.
Senza rancore, Humphrey.
Si, probabilmente lo e
RispondiEliminaquello che stavo cercando, grazie
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